Ricettinaaaaa: sapone al rasshoul in pentola elettrica

Argilla Rasshoul dal sito francese Aromazone

I saponi per la rasatura devono fare molta schiuma, ma allo stesso tempo non risultare troppo aggressivi per la pelle, già sottoposta allo stress meccanico dello sfregamento col rasoio. In questa ricetta la combinazione degli oli di cocco e ricino assicura una schiuma densa e cremosa, ma l’alto sconto della soda (circa 12%) e l’aggiunta di olio di jojoba a saponificazione avvenuta bilanciano l’azione detergente.
L’argilla è un ingrediente tipico dei saponi per rasatura perché aiuta a far scorrere meglio il rasoio sulla pelle. In alternativa al rasshoul potete usare dell’argilla verde ventilata.
Gli oli essenziali, anch’essi aggiunti a saponificazione completata, sono stati scelti per le loro proprietà lenitive e antiarrossamento. È un sapone adatto non solo alla barba, ma anche alla depilazione.
Ingredienti
olio di cocco    500 g
olio di oliva      450 g
olio di ricino    50 g

soda caustica (NaOH)    143 g
acqua    330 g
argilla rasshoul    30 g

Dopo la cottura:
olio di jojoba    20 g

olio essenziale di melissa officinale    5 ml
olio essenziale di camomilla romana     5 ml
olio essenziale di salvia sclarea    5 ml

Procedimento
1.    Preparate il piano di lavoro, le attrezzature di sicurezza, gli stampi e gli ingredienti.
2.    In un vasetto di vetro per conserve con tappo a chiusura ermetica, pesate l’olio di jojoba, aggiungete gli oli essenziali, chiudete bene e mettete da parte. Pesate l’argilla e mettetela da parte.
3.    Preparate la soluzione caustica in un contenitore adatto, seguendo le solite procedure di sicurezza.
4.    Se avete una bilancia che regge il peso del contenitore di ceramica della pentola elettrica, pesate gli oli direttamente lì dentro. In alternativa, pesate gli oli in un contenitore separato e poi travasateli nella pentola elettrica.
5.    Accendete la pentola elettrica sul minimo.
6.    Quando gli oli si sono riscaldati e la soluzione caustica si è raffreddata, versate la soluzione caustica negli oli, quindi aggiungete l’argilla e mescolate.
7.    Proseguite la cottura, come spiegato nel manuale nella parte relativa ai metodi a caldo.
8.    A fine cottura, incorporate il miscuglio di jojoba e oli essenziali.
9.    Trasferite la pasta di sapone negli stampi.
10.    Dopo 24 ore, sformate, tagliate se necessario e mettete a stagionare per almeno 6 settimane.
La riuscita di questa formula richiede lo studio preliminare dei fondamenti e delle tecniche di saponificazione. Non mettevi a provare se non avete alcuna esperienza perché rischiate di sprecare materiale o persino di farvi male. Saponai non ci si improvvisa con qualche consiglio preso sul web!

For dummies in pillole: il metodo a caldo nella crockpot

Crockpot è la marca più famosa

Crockpot è il nome della marca inglese più famosa, ma la pentola elettrica a cottura programmata è ormai diventata un “oggetto” che si trova anche in Italia e che non costa più una fortuna. Molti in questi anni – compresa la sottoscritta – l’hanno comprata per farci il sapone a caldo perché è molto più comoda del bagnomaria, più sicura ed efficiente del forno. Questo metodo di saponificazione a caldo è descritto nel nostro manuale “Il sapone fatto in casa for dummies” ma qui riporto un riepilogo generale che, per ragioni di spazio, non era stato possibile inserire nel libro. Le informazioni si riferiscono ai saponi solidi, cioè quelli fatti con la soda caustica, non ai saponi liquidi.

Temperature di miscela –  Oli tra i 40° e i 50° C, soluzione caustica a meno di 40°


Consistenza della pasta – Dopo la cottura, la pasta è come una gelatina spessa, ma più fluida di quella cotta a bagnomaria. Ottima per saponi semplici, da tagliare a fette.
Non adatta per stampi con decori intricati. Ideale per stampi semplici, individuali o da più saponette, con o senza divisori.


Consistenza del sapone – Pastoso, elastico, di aspetto ceroso e colore più uniforme del sapone cotto a bagnomaria, ma mai uniforme come il sapone a freddo. Si presta bene a essere tagliato a fette e timbrato.


Ingredienti da evitare – Latte, miele e additivi zuccherini. Fate attenzione anche ai grassi che possono far surriscaldare la pasta di sapone.


Adatto per – Lotti standard da 1 kg o più piccoli. Saponi solidi per tutti gli usi. Saponi semi-trasparenti


Non adatto per – Lotti grandi, saponi decorativi tipo swirl.


Aggiunta di oli surgrassanti – Dopo la cottura, aggiustando opportunamente lo sconto dell’alcali.


Vantaggi della cottura in pentola elettrica – Possibilità di fare lotti più piccoli del lotto standard da 1 kg, ideale per esperimenti con nuove ricette a caldo.  Valida alternativa al metodo a bagnomaria perché non richiede “sorveglianza”. Più sicuro per i saponi che contengono alcol perché non si lavora con fiamme libere. La saponificazione è sicuramente completa al termine della cottura.
Surgrassanti e additivi si aggiungono a fine cottura quando la saponificazione è finita.


Svantaggi – Non si possono fare lotti molto grandi. La pentola di ceramica è pesante, ci vuole una bilancia che porti almeno 5 chili con divisioni di 1 grammo. L’alternativa è pesare tutto in contenitori separati o preparare il sapone in una pentola normale e poi trasferirlo nella crockpot per la cottura.
E’ richiesto un piccolo investimento iniziale per comprare la pentola e va messo in conto il consumo energetico per farla funzionare. La pentola di ceramica può danneggiarsi al contatto con gli alcali e non in tutti i modelli può essere sostituita.

Utensili per fare il sapone: un riepilogo generale

Ho pensato di fare un post che riassuma, in maniera molto schematica, quali attrezzature sono richieste nei diversi metodi per fare il sapone. L’elenco va dalle tecniche più semplici a quelle più complesse.

Attrezzature per tutti i tipi di sapone
•    Una bilancia elettronica di portata sufficiente, con divisione al grammo.
•    Una scodellina in ceramica o in plastica dura per pesare gli alcali.
•    Un bollitore per il latte o pentolina in acciaio inox per la soluzione caustica.
•    Cucchiai e cucchiaini di acciaio inox; volendo, cucchiai dosatori di acciaio.
•    Scodelline di vetro, di porcellana, di ceramica non porosa o di acciaio inox per dosare gli ingredienti facoltativi; volendo, misurini dosatori in vetro da laboratorio o acciaio inox.
•    Posate a manico lungo di acciaio inox, spatole o mestoli di materiale plastico resistente agli alcali, spatole in silicone.
•    Un frullatore a immersione con lame di acciaio inox.
•    Una vaschetta di plastica per appoggiare il frullatore a immersione intanto che lavorate.
•    Un termometro da cucina, da caseificio o cantina che arrivi a 100 gradi. Oggi esistono anche termometri da cucina digitali contact-less
•    Stracci, vecchi giornali, pezzi di cartone per proteggere il piano di lavoro, appoggiare e pulire gli attrezzi.
•    Stampi per le saponette, secchielli o flaconi per i saponi liquidi.
•    (Facoltativo) Attrezzature o materiali per misurare il pH.

Attrezzature per il sapone solido a freddo
Oltre a quanto elencato per tutti i tipi di sapone:
•    Una pentola di acciaio inox.
•    Vecchie coperte o asciugamani per isolare il sapone.

Attrezzature per il sapone solido a freddo con decori swirl
Oltre a quanto elencato per tutti i tipi di sapone:
•    Contenitori in acciaio o in plastica dura per dividere la pasta nei vari colori.
•    Bottigliette o flaconi di plastica con tappo/beccuccio erogatore (tipo quello delle salse o dei cosmetici) anche riciclate per le colature di precisione.
•    Spatole in silicone, bastoncini tipo “cinesi”, filo d’acciaio per giardinieri da modellare a forma di gancio, ferri da maglia in plastica, forchettine da dessert, uncinetti, coltellini, spiedini per i disegni.
•    Un imbuto di plastica per colate circolari.
•    Un piccolo parallelepipedo di legno o un piccolo tetrapack da 200 ml per le colature “dalla colonna”.

Attrezzature per il sapone liquido a freddo
Oltre a quanto elencato per tutti i tipi di sapone:
•    Un secchiello di plastica con coperchio.

Attrezzature per saponi a caldo (solidi, liquidi, trasparenti, in crema, rilavorati)
Oltre a quanto elencato per tutti i tipi di sapone:
•    Un sistema di pentole dove possiate inserire la pentola del sapone in una seconda pentola di acciaio inox per la cottura a bagnomaria, oppure una pentola di acciaio adatta per la cottura nel forno, oppure una pentola elettrica a temperatura controllata per il metodo col crockpot.

Attrezzature per saponi in crema e trasparenti
Oltre a quanto elencato per tutti i tipi di sapone e per i saponi a caldo:
•    Qualche vasetto di vetro da conserva con tappo ermetico.

Attrezzature per il sapone montato (whipped)
Oltre a quanto elencato per tutti i tipi di sapone e per i saponi solidi a freddo:
•    Una frusta elettrica.
•    Una tasca da pasticcere – anche di quelle usa-e-getta – con bocchette di varia forma e misura; oppure della carta da forno se sapete come farvi da soli i coni per decorare (sac-à-poche).
Tutti i metodi sono descritti nel manuale Sapone fatto in casa for dummies. Non fate sapone se prima non avete imparato le necessarie precauzioni per maneggiare gli alcali.

Ricettinaaa: sapone scrub al caffè e alla pietra pomice

Il caffè macinato è un buon ingrediente per i saponi che devono rimuovere lo sporco ostinato dalle mani. In questa ricetta Patrizia ha aggiunto pietra pomice macinata per ottenere un sapone scrub da usare per trattamenti d’urto periodici su tutte quelle zone del corpo (talloni, gomiti etc) dove la pelle tende a ispessirsi e a seccare. Lo scrub andrebbe fatto solo saltuariamente e seguito dall’applicazione di una crema nutriente. Non usate questo sapone sul viso o su zone del corpo dove la pelle è sottile e delicata.

Se non trovate pomice in polvere, potete triturare una pietra, acquistata in farmacia o nel reparto cosmesi dei supermercati, usando una vecchia grattugia da cucina, una raspa o un macinino da caffè. Passate poi la polvere a un setaccio molto fine per evitare che graffi la pelle!

La miscela di oli essenziali è stata scelta per dare un profumo balsamico e rinfrescante. Per i vegetariani e i vegani: sostituite lo strutto con olio di palma o con cera di soia (è olio di soia idrogenato), ricalcolando la soda caustica.

Se siete in vena di decori: portate la pasta alla fase del nastro, versatene circa un terzo nello stampo, aggiungete caffè, pomice e una punta di pigmento (ossido, mica, ultramarino) alla parte rimasta nella pentola, mescolate bene e versatela sullo strato “neutro”. Oppure, versate in una brocca pulita circa un terzo della pasta di sapone senza ingredienti esfolianti; aggiungete caffè, pomice ed eventuale colore in polvere al resto della pasta di sapone, che verserete in uno stampo (singolo o con divisori), sul fondo del quale avrete appoggiato un foglio di pluriball. Versate la pasta di sapone “neutra” sopra quella esfoliante.

Per questo sapone potete provare il metodo tutto a freddo descritto nel nostro libro Sapone fatto in casa for dummies. Lo sconto degli alcali è del 7%, con una concentrazione un pochino ridotta rispetto a quella del metodo a freddo di base, ossia calcolata intorno al 29%.

Ingredienti
Olio di oliva       620 g
Olio di cocco    200 g
Strutto             150 g
Olio di ricino     30 g

Soda caustica (NaOH)    134 g
Acqua                            330 g

Caffè macinato                 40 g
Pietra pomice in polvere    20 g

Olio essenziale di eucalipto          10 ml
Olio essenziale di pino silvestre    5 ml

Procedimento
1.    Preparate il piano di lavoro, le attrezzature di sicurezza e gli ingredienti scelti. Decidete se vi interessa preparare il sapone a strati e preparate stampi ed eventuale brocca come necessario.
2.    Pesate i grassi direttamente nella pentola del sapone.
3.    Preparate la soluzione caustica e versatela nella pentola del sapone appena torna limpida.
4.    Mescolate fino a quando la pasta di sapone è omogenea e comincia a fare il nastro.
6.    Incorporate gli additivi secondo l’alternativa che avete scelto in partenza e versate il sapone negli stampi.
7.    Isolate quanto basta perché il sapone vada in gel. Sformate dopo 12-24 ore, tagliate se necessario e mettete ad asciugare all’aria per un paio di settimane.
8.    Continuate la stagionatura in ambiente protetto per almeno altre 4 settimane.

Attenzione! Non mettetevi a seguire questa ricetta se non avete dimestichezza con le tecniche della saponificazione. Fare sapone richiede studio preliminare ed esperienza per maneggiare in sicurezza le miscele caustiche. Nel blog trovate i consigli su come iniziare a far sapone o nel manuale Sapone fatto in casa for dummies.

Impara a fare il sapone in sei tappe

Ognuno di noi ha il suo metodo per imparare cose nuove. C’è chi ha bisogno di leggere dieci manuali di fila, chi invece ha bisogno di vedere qualcun altro all’opera, c’è chi si sente sicuro soltanto se prova da solo, chi preferisce partire dal fondo e ripercorrere tutto il procedimento all’inverso…

Marina ed io siamo consapevoli di queste differenze individuali e non abbiamo mai voluto imporre un unico sistema per imparare a fare il sapone. Quello che abbiamo sempre consigliato, invece, è un percorso di apprendimento basato sulla nostra esperienza e su quella di tanti apprendisti saponai, che abbiamo incontrato e aiutato nel corso degli anni. Qui abbiamo provato a riassumere il nostro percorso di apprendistato in sei passi.

•    Passo 1: Fatevi la mano con la saponificazione partendo dal metodo a freddo di base. Provate le ricette più semplici, con pochi ingredienti. Anche se all’inizio la voglia di sperimentare con tantissime cose è fortissima, resistete e procedete per gradi, aggiungendo nuovi ingredienti uno (o due) per volta e studiando le loro reazioni e le vostre prima di proseguire. Cominciate a capire come formulare le vostre ricette, scegliendo e dosando gli ingredienti secondo i criteri che avrete man, mano imparato. Prendete appunti, rileggeteli, confrontatevi con altri saponai più esperti. Sbagliate ma in sicurezza! Senza mai transigere sulle precauzioni quando avete a che fare con le miscele caustiche.

•    Passo 2: Quando vi sentite sicuri col metodo a freddo, sperimentale con quello a caldo a bagnomaria. Ripetete le ricette fatte a freddo e valutate le differenze.

•    Passo 3: Ora siete pronti per sperimentare i metodi tutto a freddo e a temperatura ambiente, le tecniche per gli swirl e altre tecniche a caldo (nel forno, col crockpot).

•    Passo 4: Quando vi sentite sicuri coi saponi solidi, potete cominciare a sperimentare con quelli liquidi, prima a freddo e poi a caldo.

•    Passo 5: La vostra esperienza di saponai vi rende ora sicuri di poter affrontare i saponi montati e il metodo ad acqua ridotta.

•    Passo 6: A questo punto potete cominciare a considerarvi dei saponai esperti ma se volete saperne ancora di più ci sono i saponi trasparenti, il levato su liscivia, i saponi a caldo super veloci e il sapone in crema.

Per tutti: dopo i primi due passi (imparare i metodi a freddo e a caldo), il percorso non è obbligatorio e sequenziale. Sceglierete voi quale percorso seguire per affinare la vostra esperienza: non tutti sono interessati ai saponi liquidi, agli swirl o ai saponi montati. Ma, soprattutto all’inizio, seguite formule testate da persone di cui conoscete l’autorevolezza e l’esperienza, non affidatevi alla prima ricetta che trovate su un blog o su un sito. Prendete l’abitudine di rifare per conto vostro i calcoli della soda anche quando seguite la formula di altri: vi aiuterà a imparare ma anche a evitare eventuali errori di stampa o battitura.

Ricettinaaaa! Sapone onde di mare

Volevo fare una prova coll’alcol cetilico per vedere come avrebbe reso cremosa la schiuma, in combinazione con cocco e karitè. Questa è la formula che ne è uscita.

Burro di karitè  300 g

Olio di cocco  300 g

Olio di mais  350 g

Burro di cacao 50 g

Alcol cetilico  5 g

Idrossido di sodio  136 g (sconto 8%)

Acqua 300 g

Sapone preparato col metodo a freddo a temperatura ambiente (spiegato nel manuale for dummies) perché faceva molto caldo e la presenza del cocco avrebbe potuto innescare un vulcano. Per lo stesso motivo ho usato la dose “classica” di acqua e ho scartato una soluzione caustica più concentrata. Il bianco è dato dall’aggiunta di titanio diossido mentre lo swirl a onde è ottenuto con ossido blu. L’ho profumato con una fragranza cosmetica Amber-Lavender di Manske. Non sono una fan dell’olio di mais: è un insaturo che dà saponi sempre abbastanza molli. Ma ne avevo di avanzato e volevo finirlo. Forse sostituirlo con oliva sarebbe stato meglio. Il sapone comunque non è per niente molliccio, visto che la percentuale di grassi saturi contribuisce a tenerlo “in forma”. La prestazione del cetilico come booster per la schiuma è ottima. Ingrediente che userò ancora!

Attenzione! Non mettetevi a seguire questa ricetta se non avete dimestichezza con le tecniche della saponificazione. Fare sapone richiede studio preliminare ed esperienza per maneggiare in sicurezza le miscele caustiche. Nel blog trovate i consigli su come iniziare a far sapone o nel manuale Sapone fatto in casa for dummies.

Marche di sapone che hanno fatto la storia

Le saponerie di Marsiglia sono state tra le prime al mondo a mettere in commercio un tipo di sapone che è passato alla storia. Ma esistono anche marchi storici inglesi e americani. Uno di questi è Yardley’s English Lavender Soap, un sapone da toeletta con essenza di lavanda, che venne lanciato sul mercato londinese nel 1770.

Le cronache narrano che William Yardley abbia pagato una somma di denaro al re Carlo I per ottenere, già alla fine del 1600, il monopolio della produzione di sapone per tutta l’area di Londra. Yardley sbarcherà negli Stati Uniti nei primi anni del Novecento, lanciando sul mercato americano, oltre al suo famoso sapone alla lavanda, altri tipi di saponette, tra cui quelle al muschio bianco e all’aloe. Nel 2015 l’English Lavender Soap di Yardley è ancora in commercio al prezzo di 2,66 sterline (circa 4 euro) per 100 grammi.

L’Inghilterra detiene anche un altro marchio storico, quello del Pears Transparent Soap, creato negli anni a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo dal barbiere Andrew Pears, per i clienti della sua bottega di Soho a Londra. La formula originale e segreta del sapone Pears, a base di sego di bue, alcol e colofonia e contraddistinta da un “profumo di giardino inglese” è stata modificata più volte per adeguarla ai regolamenti cosmetici europei. Attualmente, il marchio è di proprietà di Unilever, che produce nei suoi stabilimenti in India delle versioni rivisitate e corrette del famoso sapone trasparente del barbiere di Soho. I nuovi Pears (che probabilmente hanno ben poco in comune con gli originali) si possono acquistare online —valutate voi se ne vale la pena, o se non sia meglio provare a cimentarsi con un’imitazione… fatta da voi, seguendo le istruzioni per i saponi semitrasparenti che trovate al capitolo 12 del Sapone fatto in casa for dummies.

Viene invece dagli Stati Uniti l’ultimo sapone iconico di questa serie, il famoso sapone galleggiante Ivory. Fu nel 1879 che Procter & Gamble (allora poco più di una fabbrichetta di famiglia in quel di Cincinnati, Ohio) cominciò a produrre un sapone bianco più leggero dell’acqua, e che pertanto galleggiava nelle vasche da bagno. L’enorme successo commerciale del sapone Ivory diede forse la prima spinta all’enorme espansione dell’azienda, oggi un colosso della chimica, proprietaria di centinaia di marchi di prodotti di largo consumo. Chissà se è vero l’aneddoto che attribuisce a un errore umano la nascita del sapone galleggiante: l’operaio addetto al controllo della mescolatrice andò a mangiare dimenticandosi di spegnerla, e al suo ritorno trovò che l’impasto si era asciugato più del necessario, incorporando grandi quantità d’aria. Se la storia è vera, la decisione dell’operaio di versare lo stesso la pasta di sapone negli stampi fece la fortuna dell’azienda. Se volete cimentarvi anche voi coi saponi galleggianti, trovate le spiegazioni passo per passo nel capitolo 8 del Sapone fatto in casa for dummies.

Scrub allo zucchero, un’idea che diventa business

scrubzbodySi può costruire un’attività commerciale da un’idea semplice come quella di produrre scrub allo zucchero? Roberta Perry, americana del Long Island, ci è riuscita e ci spiega come ha fatto in questa intervista, pubblicata sulla rivista Making Soap Mag, l’unico giornale al mondo dedicato al sapone artigianale e alla cosmesi homemade.

Roberta è appassionata da sempre di scrub allo zucchero. Una passione che nasce dall’aver constatato, a un certo punto, che nessuno dei cosmetici disponibili sul mercato erano abbastanza buoni per la sua pelle. “Ho avuto un momento di rifiuto totale e ho deciso di trovare una soluzione che fosse soltanto mia. Così sono andata in cucina… Ho cominciato davvero dalle basi e, più mi documentavo, più aggiungevo, sottaevo, giocavo con gli ingredienti. In seguito, oltre agli scrub, ho cominciato anche a produrre lozioni perché i miei clienti avevano la necessità di combinare l’esfoliazione con un cosmetico da abbinare dopo il peeling. La ricetta che condivido con voi può essere modificata con l’impiego di qualsiasi olio vegetale abbiate in casa, ma tre dei miei favoriti e che trovate sempre nel mio magazzino sono l’olio di oliva, di vinaccioli e di cocco. Sono tutti e tre meravigliosi sulla pelle!”

E l’idea di Roberta non ha impiegato molto a diventare un successo anche commerciale. “Sono fortunata perché non soltanto ho il privilegio di lavorare con mia sorella, Michelle Tucker, ma anche con la mia migliore amica, Wendy Rubin. Ci aiutiamo a vicenda, in laboratorio, in negozio e una sostituisce l’altra quando c’è da assentarsi. @scrubzbody è il nostro marchio su Instagram, Twitter, Youtube, Pinterest e Facebook. Le nostre clienti sono in maggioranza donne tra i 30 e i 65 anni che ci tengono alla salute della pelle, ma non sempre hanno il tempo per prendersene cura. L’azione esfoliante dello zucchero è fantastica perché rimuove le cellule morte, ma contribuisce anche a rendere la pelle morbida in un unico gesto. Inoltre, una pelle rigenerata reagisce meglio anche all’applicazione di altri cosmetici”.

Scrub allo zucchero di Roberta Perry

  • 1 tazza di zucchero semolato
  • 2 cucchiai di olio di oliva
  • 2 cucchiai di olio di vinaccioli
  • 2 cucchiaio di olio di cocco
  • da 4 a 6 gocce di oli essenziali o 6 gocce di fragranza cosmetica a scelta

Lo zucchero va versato in una terrina. A questo punto si aggiungono gli oli, uno alla volta, mescolando. Quando la miscela è ben amalgamata, si aggiungono gli oli essenziali. “Se volete uno scrub più oleoso, aggiungete un cucchiaio di olio di oliva, se preferite che sia più energico, sottraete un cucchiaio dal totale degli oli”.

Il testo completo dell’intervista, realizzata da Marina Tadiello, è uscito sul numero di gennaio/febbraio 2016 di Making Soap Mag. Ringraziamo Kathy Tarbox, editore, e il direttore responsabile Beth Byrne per l’autorizzazione alla traduzione e alla riproduzione sul nostro blog.

 

Sapone con la farina: che cosa è successo 6 mesi dopo

saponefarina1 Sei mesi fa avevo deciso di sperimentare – letteralmente – sulla mia pelle la famigerata ricetta del sapone con la farina. Un intruglio dove il dosaggio di soda caustica è dieci volte superiore alla norma, ma che continua a girare su internet nonostante le segnalazioni.

Quell’esperimento è documento qui sul blog con un post e varie fotografie. Ora, a distanza di tempo, posto un aggiornamento con le fotografie del sapone.

saponefarina2 saponecaustico1Come vedete oltre a essersi raggrinzito, ha sviluppato una foltissima “peluria” tipica della presenza eccessiva di soda caustica non neutralizzata. La stessa “fioritura” di cristalli l’avevo notata, tempo fa, attorno a una tubazione dalla quale era traboccata della soluzione caustica concentrata, usata per sgorgarla. La prova del pH mostra un valore di 12 su una scala di 14, confermando come il sapone, nonostante siano passati sei mesi, è decisamente basico.

 

Sapone marocchino in chiave nordica: variazione sul tema /2

Un sapone Beldi molto speciale, senza le olive nere come prevedono alcune ricette, ma con l’estratto alcolico di gemme di pino, raccolte nelle foreste dei Paesi Baltici.

Un’idea che vi fa alzare il sopracciglio? Vi sembra una variazione troppo estrema? Provate a leggere e magari cambierete idea… 🙂

Anna Svergun viva a Riga, in Lettonia, e ha un diploma in aromaterapia con indirizzo alla cosmetologia, terapia e psicologia. “I miei cosmetici mi hanno aiutata a risolvere alcuni problemi cutanei, mi hanno regalato capelli pieni di salute e mi aiutata a sentirmi più felice e più sicura di me stessa. Alcuni ingredienti li preparo io stessa. Col tempo ho sviluppato formule soprattutto per le pelli impure, grasse o acneiche dove ho visto i miglioramenti più significativi. Tutti i prodotti li testo su me stessa prima per verificarne la qualità e l’efficacia”. L’interpretazione che Anna fa del sapone Beldi le è stata ispirata dalla visita a bagno turco dove questo sapone veniva usato. La sua ricetta parte da una base di sapone già pronta ed è quindi ideale per tutti i principianti o da coloro che si spaventano all’idea di lavorare con gli alcali.

  • Base di sapone naturale 100 grammi
  • Infuso concentrato di tè verde o nero 100 grammi
  • Olio vergine di oliva 30 grammi
  • Foglie di eucaliptus secche e polverizzate 50 grammi
  • Estratto alcolico di gemme di pino 10 grammi
  • Olio essenziale di eucaliptus 80 gocce (circa 3 grammi)

“Grattugiate il sapone e scioglietelo a bagnomaria con il tè. Togliete il recipiente dal bagnomaria e, lontano dal fornello, aggiungete l’olio di oliva, la polvere di foglie di eucalipto e l’estratto alcolico di gemme di pino. Mescolate molto bene, aggiungete l’olio essenziale quindi travasate il sapone in contenitori di vetro con coperchio ermetico. Lasciate riposare per un paio di settimane prima di usarlo. Se volete usare il sapone come scrub, pestate le foglie in un mortaio ma senza ridurle in polvere”.

NOTA: siccome questo sapone contiene acqua, potrebbe diventare rancido o sviluppare muffe, preparatene la quantità che vi serve e usatelo nel giro di un mese. Altre preparazioni di Anna si trovano sul suo Etsy shop. Volete sapere come rilavorare i saponi? Venite nel nostro gruppo Facebook a scoprirlo.

Trovate il procedimento in dettaglio, altre ricette e tutti i metodi contemporanei per far sapone in casa nei libri sul sapone naturale di Patrizia Garzena e Marina Tadiello.

Questa ricetta è tratta da un servizio che Marina Tadiello ha realizzato per il numero di gennaio/febbraio della rivista Making Soap Mag, l’unico giornale al mondo che si occupa di sapone artigianale e cosmesi homemade. Ringraziamo Kathy Tarbox, editore, e il direttore responsabile Beth Byrne per averci autorizzate a tradure il testo e a condividerlo nel nostro blog.