Sapo kalinus

Treviglio: imparare la chimica? Ci pensa il sapone

Un’insegnante creativa, la passione per il sapone naturale acquisita da piccola, una scuola superiore attenta all’innovazione didattica: ecco gli ingredienti di una storia che, raccolta per caso attraverso i miei contatti di Facebook, adesso vi viene raccontata qui dalla diretta protagonista.

Eugenia Magarò insegna da quattro anni Chimica Agraria all’Istituto Tecnico Agrario  “Gaetano Cantoni” di Treviglio (Bg) ed ha deciso di utilizzare il sapone naturale come “strumento didattico” per i suoi allievi.

“La materia che insegno gode di pessima fama presso il pubblico” racconta Eugenia “è tossica, inquinante, puzzolente e pericolosa. Alla meglio, i meno ostili la ricordano come una noiosissima materia scolastica, oggetto di lezioni soporifere. Ma chi la chimica la studia, la ama e la pratica come me, sa che questi giudizi sono ingiusti: la chimica è non solo una scienza benemerita che ha fatto compiere passi da gigante al progresso, ma è anche una disciplina molto creativa che può essere divertente e molto adatta a chi ama le attività pratiche: un’arte insomma! Allora mi sono detta: “ bene, impegniamoci a rendere questa materia simpatica, interessante, attraente, pur conservando il rigore dell’approccio scientifico e il senso di saggia cautela rispetto a ciò che non si conosce”.  La chimica è una scienza sperimentale, incontriamola con un approccio sperimentale.  Oltre alle formule, simboli, modelli e powerpoint, ho voluto far vivere ai miei studenti un’esperienza un po’ speciale, allo stesso tempo entusiasmante e formativa: “occhi aperti, mani sulla materia e impariamo la chimica attraverso il laboratorio”. E in laboratorio i miei allievi hanno imparato non solo a fare il sapone ma anche a trasformare il latte in formaggio e la farina in pane, a produrre biodiesel da oli esausti di frittura, a estrarre i pigmenti colorati dalle piante e tante altre affascinanti sperimentazioni”.

Da un’idea innovativa, ora è nato un progetto che si chiama “Dalla semina all’estrazione di oli essenziali”. “Il progetto prevede di seguire la filiera di trasformazione di colture officinali, partendo dalla semina fino alla trasformazione del prodotto (essiccazione, distillazione ed estrazione degli oli essenziali). Gli oli essenziali, ottenuti per distillazione in corrente di vapore, sono utilizzati dai nostri studenti in diversi campi: da quello cosmetico (nella preparazione di saponi, creme, deodoranti ecc.) a quello biocida, antimicrobico, erboristico, liquoristico e nella preparazione di “oggetti profumati” come candele, profumatori per ambienti, carta profumata. Il progetto è iniziato nell’anno scolastico 2012-2013, si concluderà nel 2014 e coinvolge due classi: la VA e la VE (circa 50 allievi). In particolare un allievo di VB ha scelto il sapone come tesina da esporre all’esame di maturità”. Sul sito dell’Istituto, ci spiega Eugenia, è pubblicato un video  (filmato di 7 minuti, si trova facendo scorrere tutti i video fino all’ultimo, n.d.r.) in cui Denis, uno degli allievi, insegna a fare il sapone ai suoi compagni di classe ed è parte “di una strategia didattica che prende il nome di “insegnamento reciproco in laboratorio” dove gli studenti a turno interpretano il ruolo dell’insegnante”.

“L’Istituto Tecnico Agrario” aggiunge Eugenia “è la scuola superiore che prepara i giovani alle professioni dell’agricoltura e dell’ambiente. Le lezioni non si svolgono in maniera tradizionale: i docenti devono sviluppare nei ragazzi quelle capacità che non vengono normalmente stimolate nella normale attività didattica. Si persegue pertanto una “didattica per progetti” che pone lo studente di fronte a problemi reali che devono essere risolti attivando una serie di capacità non necessariamente legate alle discipline. Il modo migliore per apprendere è quello di trovarsi di fronte ad un problema reale da risolvere, ecco perché sono state messe a punto varie strategie che oggi sono raggruppate sotto la denominazione di didattica attiva (stage in azienda, didattica per progetti). Queste attività hanno in comune l’obiettivo di coinvolgere, anche sul piano emotivo, gli studenti, di chiedere loro un atteggiamento attivo e di apprendere anche in situazioni extrascolastiche”.

“In generale” aggiunge Eugenia “tutte le esperienze di laboratorio mi arricchiscono non solo come docente ma soprattutto come persona. Al termine della lezione sulla saponificazione però ricordo di essermi commossa quando i ragazzi nel salutarmi e augurarmi come sempre buon fine settimana hanno aggiunto, per la prima volta, un GRAZIE. Ho capito che dietro quel ringraziamento c’era tutta la soddisfazione per aver vissuto una lezione “diversa” da quelle standard e la consapevolezza che la loro docente stava facendo di tutto per far capire loro che la chimica può essere un’esperienza di vita che va oltre le mura scolastiche”.

E se un altro insegnante volesse seguire il tuo esempio, cosa consiglieresti? “L’insegnamento è una professione nobile che instaura un legame speciale tra insegnante e studente. Si può mettere giù una lunga lista sull’argomento di quello che bisogna e non bisogna fare, ma la cosa più importante rimane sempre la stessa: un insegnante deve far emergere il meglio dalle abilità e dal carattere dello studente; è suo dovere guidarlo non solo per quanto riguarda le materie di studio, ma anche nella vita di ogni giorno per far emergere il meglio delle sue qualità. L’insegnante deve tenere in considerazione il livello di preparazione dello studente e portarsi lui stesso a quel livello per rendere la materia insegnata comprensibile. Quando s’insegnano nuovi argomenti è necessario avere molta pazienza per consentire all’allievo di raggiunge la padronanza e la piena conoscenza degli argomenti trattati. Bisogna fare molti esempi sull’argomento se ce n’è il bisogno ma soprattutto adottare un atteggiamento amichevole: in questo modo si rivolgerà senza paura per qualsiasi problema nello studio”.

Ma la storia di questa prof. col sapone naturale non è cominciata solo per in classe. “Sono calabrese e ho imparato a fare u sapuni i casa da piccola. D’estate il giorno stabilito – quasi sempre dopo aver preparato la conserva di pomodori per l’inverno – si preparava una grande caldaia, si accendeva un bel fuoco mettendo a riscaldare le “morghe” cioè le fecce dell’olio che a dir la verità non avevano un bell’aspetto. Erano infatti nere e maleodoranti, a volte anche rancide perchè lasciate riposare troppo tempo. A queste si univano spesso anche olio fritto filtrato e tenuto da parte e se capitava anche grasso di maiale inutilizzato. Il grande fuoco scioglieva tutto e rimescolando con un vecchio manico di scopa in continuazione, s’incominciava ad aggiungere pian, piano la soda. Era necessario tenere a portata di mano tanta acqua che buttata sopra a secchiate regolava il tutto.  Ricordo che intorno alla quarara (grande caldaia) si riunivano sempre mamma, la nonna e le zie e ognuna diceva la sua. O era troppo potassusu (troppa soda) e quindi c’era bisogno di altra acqua, o era lisciu cioè acquoso e abbisognava di altra soda. Ormai questi sono lontani ricordi, la nonna e le zie non ci sono più e la mamma acquista il sapone al supermercato. Io, un po’ per nostalgia, un po’ per via della mia deformazione professionale, continuo a fare il sapone in casa utilizzando olio extra vergine d’oliva che la mia famiglia produce in piccole quantità”.

L’Istituto Agrario di Treviglio è dotato di un’azienda agraria a indirizzo zootecnico (allevamento di bovine da latte, allevamento cunicolo, allevamento di pecore, allevamento di api), di due serre (serre calde e serre fredde) per la moltiplicazione delle piante e la loro coltivazione. La Scuola è dotata di un discreto parco di laboratori e di attrezzature di base.

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