Questo post vi spiega come non dovete fare il sapone. E lo fa partendo da una ricetta che gira su Internet da tempo e che è non solo sbagliata dal punto di vista del dosaggio degli ingredienti, ma potenzialmente pericolosa.
Si tratta del famigerato sapone di olio d’oliva – o di olio esausto – con aggiunta di farina. L’ultima volta che ho sentito parlare di questo “orrore” è stato di recente sul nostro gruppo Il Mio Sapone su Facebook ed è allora che ho deciso di fare da cavia e di provare su me stessa il suo effetto. La ricetta che ho seguito è una delle tante versioni del sapo-mostro che girano in Rete. Non vi darò il dosaggio degli ingredienti perché non voglio che proviate a riprodurlo, ma posso soltanto dirvi che la formula prevede una quantità di acqua dieci volte superiore a quella che si userebbe per un normale sapone a freddo e, soprattutto, una dose di soda caustica quattro volte maggiore. Oltre all’olio, dosato per altro in volume e non in peso (altro grave errore!), è previsto poi l’impiego di farina bianca tipo 00 che non ha altro scopo se non quello di tenere insieme un intruglio caustico che altrimenti sarebbe destinato a restare liquido. E’ la farina, in sostanza, a dare l’illusione che questo miscuglio basico e ustionante possa davvero chiamarsi “sapone”.
Per prima cosa ho sciolto la farina nell’acqua e ho aggiunto la soda caustica. La reazione tra l’alcali e il glutine ha immediatamente trasformato il tutto in un ammasso colloso e viscido, talmente denso da sostenere quasi il peso del cucchiaio di legno mentre scattavo le fotografie.
A quel punto, ho aggiunto l’olio che è subito affiorato sulla superficie dell’impasto e che, nonostante l’uso del frullatore, non ha mai raggiunto un’emulsione stabile.
Per via della presenza della farina, l’impasto è risultato molto difficile da frullare, tanto che il motore del minipimer ha cominciato a faticare e ho dovuto lasciar perdere, mentre ancora l’olio navigava allegramente sulla superficie del “sapone”.
Quando ho versato la pasta nello stampo, dopo qualche minuto delle grosse “bolle” di olio non emulsionato sono affiorate in superficie, ma la farina è riuscita a intrappolarle, impedendo loro di “esplodere”. A vederlo così, verrebbe quasi da credere che si tratti di un normale sapone a freddo, e ora capisco come mai tanti si illudono – o si ostinano a credere che questa sia una ricetta affidabile.
A questo punto ho coperto lo stampo anche se ho notato che la pasta era piuttosto fredda e, osservandola nelle ore successive, non ho mai notato nessun cambiamento che facesse pensare a una fase del gel o a una qualche reazione di saponificazione. La sensazione piuttosto era quella che la farina avesse assorbito e intrappolato la soluzione caustica e che quindi avesse ostacolato – non facilitato, come sostengono i fautori di questa porcheria – la saponificazione del grasso.
La conferma di questa mia sensazione è arrivata dopo una settimana quando ho deciso di tagliare il sapone e di provarlo. La consistenza sulla superficie era ancora molto morbida, tanto che appoggiandoci un dito restava il segno, ma la vera “sorpresa” l’ho trovata tagliandolo.
Come si vede nella foto, questo sapone è, di fatto, un impasto spugnoso di farina e soda caustica non neutralizzata, dentro al quale si sono create sacche di olio non emulsionato e non saponificato. L’odore di soda caustica è fortissimo e la prova “lavaggio” conferma che l’alcali in eccesso non è per niente scomparso, ma è pronto a reagire con la pelle. Ho prelevato circa un cucchiaio di questo “sapone” e mi sono lavata le mani sotto l’acqua corrente. Volevo resistere per 2 minuti, ma ho dovuto fermarmi quasi subito perché la sensazione di “pelle cotta” sulla punta delle dita era davvero fastidiosissima. Non soddisfatta, ho voluto provare a lavarmi un avambraccio, dove la pelle è più delicata che sulle mani, e il risultato è stato prima un marcato pizzicore e poi una chiazza rossa di irritazione che è comparsa nel giro di pochi secondi mentre mi asciugavo. La misurazione del pH, fatta sulla superficie e all’interno, conferma che il sapone alla farina è talmente basico da essere irritante non soltanto se usato per lavarsi, ma anche semplicemente maneggiato. Nel nostro gruppo su Facebook, pubblicheremo altri commenti e sviluppi su questo esperimento, ma intanto, vi prego, non fatevi mai ingannare dalle ricette “tradizionali” che girano su Internet. Prima di fare il sapone, affidatevi a una comunità autorevole come Il Mio Sapone e studiate le basi della saponificazione sul nostro libro “Il tuo sapone naturale. Metodi e consigli pratici”. Non rischierete mai di farvi male e di sprecare inutilmente tempo, soldi e fatica!
Ho deciso di conservare una parte di questo sapone e di ripetere sia il lavaggio, sia la misurazione del pH a distanza di tre, sei e dodici mesi. Stay tuned!
Grazie Patrizia, ho letto attentamente, non sapevo di questa ricetta truffa/pericolosa e di sicuro ne starò alla larga, ma in generale non mi fido e non riproduco le ricette che girano sul web.
Fosca
Ciao! Che risultati hanno dato le misurazioni del ph? Giusto ieri parlavo con un’amica di questa ricetta alla farina…
Ciao. Dopo quattro settimane di stagionatura il sapone aveva un pH 13.